Stai leggendo - All'ombra del monolite - il blog di Francesco Russo
In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione
Pagina pubblicata in data
28 dicembre 2021
Aggiornata il 25 febbraio 2023
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose
Il 2021 volge al termine. Oggi propongo una versione riveduta ed aggiornata di un articolo che 4 anni fa ha riscosso un notevole successo. In questo articolo mi focalizzerò su un altro tassello del mosaico legato alla comprensione della metacognizione (puoi leggere a riguardo l'articolo "Esaurimento cognitivo? Ti aiuta la metacognizione"), per comprendere meglio come possiamo difenderci dagli inganni della nostra mente.
In più di un'occasione in queste pagine ho utilizzato i principi del Taiji Quan, della mindfulness, della meditazione, per sottolineare quanto è importante essere consapevoli e presenti, per essere efficaci nella vita personale ed in quella lavorativa. Per affrontare il fenomeno dell'information overload e dell'eusarimento cognitivo.
Quest'oggi utilizzerò alcuni concetti tratti dalla filosofia zen (in questo articolo con la parola zen mi riferisco ad una metodologia dello spirito, della coscienza e della mente che può essere adottata da chiunque, in qualunque luogo e tempo).
Sono stato un arbitro di pallacanestro per circa 14 anni. Ho iniziato all'età di 13 anni nel settore giovanile della FIP, per arrivare alla fine della mia carriera alle porte della serie C2.
In più di un migliaio di partite arbitrate ho avuto modo di osservare da vicino l'operato di molti allenatori. Era interessante osservare un particolare aspetto: gli allenatori che avevo visto crescere, prima come aiuto allenatori e poi come allenatori, portavano avanti il medesimo metodo di insegnamento dei loro mentori.
Potevo riconoscere gli schemi di gioco, alle volte, gli stessi "trucchi" e le stesse strategie. In questo nulla di male, anzi, ma il problema è la nuova generazione di allenatori ho avuto modo di vedere crescere non apportava praticamente nessun cambiamento, in poche parole non "innovava" il proprimo modo di allenare.
Questo fenomeno è estensibile a qualunque aspetto della nostra vita. Nascendo in una famiglia cattolica ci sono buone probabilità di professare la fede dei genitori. Se mio padre è tifoso di una determinata squadra di calcio è probabile che lo sarò anche io a mia volta.
Il modo in cui affrontiamo il nostro lavoro quotidiano e la vita è in gran parte il risultato del "sistema", dei valori, della cultura, in cui siamo stati educati e ovviamente dell'influenza dei "mentori" che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino.
È anche vero che quanto ho appena scritto non è una regola scientifica, i miei genitori possono essere dei ferventi cattolici ed io essere ateo o aderire ad un'altra confessione religiosa. Ma è altrettanto vero che l'ambiente in cui siamo stati cresciuti ed allevati entra nel nostro profondo e ci accompagna per sempre.
Fra le domande più difficili a cui ognuno di noi è chiamato a rispondere dobbiamo contemplare le seguenti: come faccio a sapere se il modo con cui sono stato educato (o sono stata educata) è il migliore? Come posso sapere se il modo in cui io guardo il mondo è il migliore?
E ancora. Come faccio a sapere che il modo in cui guardo il mondo non mi limita, non condiziona talmente la mia prospettiva sulle cose che rischio di tralasciare valide alternative alle mie idee?
Spesso siamo schiavi delle nostre convinzioni, senza nemmeno rendercene conto. Adottiamo una filosofia di vita, dei valori, dei comportamenti, facciamo scelte, basandoci sulle nostre conoscenze e sulle esperienze che abbiamo maturato nel corso della nostra vita. Senza però domandarci se tutto questo è effettivamente il modo migliore di pensare ed agire.
In poche parole, le nostre esperienze, le nostre conoscenze sono e devono essere delle risorse utili, ma non devono mai diventare dei pesi che ci impediscono di progredire e di crescere.
Nel buddhismo zen è presente il concetto espresso dalla parola "shosin", la quale descrive la mente del novizio che entra in monastero decidendo di dedicare la propria vita alla preghiera ed alla meditazione. Il novizio monaco deve abbandonare i propri preconcetti, il proprio "vecchio" io ed attraverso un atteggiamento di apertura mentale iniziare un nuovo percorso.
Quando si è dei novizi, dei principianti, la nostra mente è vuota ed aperta. Siamo disposti ad imparare e a prendere in considerazione tutti gli insegnamenti e le informazioni a nostra disposizione. Non immagini neanche quante volte ho sentito i miei clienti sottolineare il fatto che è meglio assumere qualcuno che non sa lavorare, piuttosto che qualcuno che conosce il "mestiere". Questo perché è più facile insegnare il proprio metodo di lavoro.
È chiaro che quelle aziende che fanno ricerca di personale attraverso annunci che specificano l'esigenza di trovare persone giovani ma con almeno un tot di anni di esperienza, o persone che devono saper programmare, saper fare grafica e cucinare come uno cuoco stellato, e possedere molteplici braccia come la dea Kali, sono aziende che non ricadono nel mio modo di concepire un'organizzazione aziendale.
Fra le cose che ho imparato in tanti anni di consulenze, è che i clienti con cui lavoro devono guardare al business aziendale secondo un visione molto simile alla mia. Devono essere dei veri imprenditori, e non semplicemente persone che lavorano tanto, e che pretendono che i propri collaboratori vivano in una perenne condizione di multitaskting e di burnout.
Tornando alla mente del novizio, quando sviluppiamo conoscenze e competenze la nostra mente tende a "chiudersi". Tendiamo a pensare "so già come fare" e diventiamo meno aperti a nuove informazioni.
Nell'apprendere nuove competenze, nel cercare di migliorarci, corriamo un pericolo: mano a mano che ci sentiamo sicuri in una materia rischiamo di escludere le informazioni che non confermano le nostre convinzioni. Come ho scritto nell'articolo "I bias cognitivi e gli errori della mente", escludiamo le informazioni che non confermano il nostro punto di vista.
Ecco perché mi piace sottolineare spesso e volentieri ai miei clienti che:
"Vuoi fare marketing?
Devi essere capace di guardare il mondo con occhi di bambino. "
Francesco Russo
Il primo modo per poter riscoprire l'atteggiamento di una mente "da principiante" è quello di osservare ed ascoltare. Mettersi in una condizione di ascolto di coloro che abbiamo attorno. Dobbiamo contrastare la nostra tendenza ad avere sempre l'ultima parola, la tendenza a dire sempre e comunque qualcosa per dimostrare il nostro valore.
Il secondo modo per riscoprire la mente del principiante è quello di lasciar andare il nostro "bisogno di vincere su ogni cosa". Quando ci confrontiamo con le persone dobbiamo resistere alla "tentazione" di avere ragione se manifestano un'opinione diversa dalla nostra, di correggerle se sbagliano (puoi leggere a riguardo l'articolo "Attenzione ai feedback goffi").
Il terzo modo è quello di chiedere. Di chiedere a chiunque la propria opinione su un determinato argomento o su una questione che ci sta a cuore. Spesso ci capiterà di ricevere una visione differente dalla nostra, che dobbiamo guardare come un'occasione di crescita ed arricchimento. Il costante confronto con le persone è una straordinaria occasione di crescita personale e professionale.
Metodi per riscoprire l'atteggiamento mentale di un "principiante" ne esistono molti. Riscoprire il "bambino che è in noi" è sicuramente la via migliore, assieme ad una buona dose di umiltà e di consapevolezza che chiunque, anche la persona più semplice, può essere portatrice di un verità che ci può aprire nuove prospettive.
Il bagaglio che ci portiamo dietro, quello che ci rende quello che siamo, ovviamente non è un peso. È un prezioso bagaglio, che grazie alla consapevolezza ed alla capacità di mantenere la nostra mente aperta può diventere un'importante risorsa a nostra disposizione.
Dott. Francesco Russo
BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.
Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.
In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.
Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.
Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.
Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.
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Consulenze sugli effetti negativi dell'economia della distrazionie e sulle nuove dipendenze
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"Grazie allo sviluppo della metacognizione, possiamo migliore la nostra attenzione e la nostra concentrazione, che sono gli ingredienti base per raggiungere lo stato di flusso, che ci permette di resistere al canto delle sirene della distrazione.
Grazie allo stato di flusso sviluppiamo la creatività, la base per l'innovazione, che permette la crescita di un business ed il miglioramento personale."
Francesco Russo
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