Stai leggendo - All'ombra del monolite - il blog di Francesco Russo

In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione

Consapevoli del se - La metacognizione

Francesco Russo, consulenze per gestire gli effetti negativi dell'economia dell'attenzione, workhaolism, burnout, information overload, nomofobia, multitasking, stress e infodemia, attraverso la metacognizione per il benessere digitale

Pagina pubblicata in data 1 marzo 2022
Aggiornata il 2 marzo 2022
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose

Gli ultimi due anni della nostra vita lavorativa sono stati segnati da un aumento esponenziale di incontri virtuali, da corsi online, dal lavoro agile (che spesso più che essere stato "smart working" si è rivelato essere "tele lavoro", che di intelligente non ha poi molto). In poche parole, questi ultimi anni sono stati segnati da un aumento incredibile dell'uso degli strumenti digitali.

Tutto questo ha comportato per tantissime persone una mole eccessiva di informazioni da gestire, di compiti da svolgere, e soprattutto ha creato un paradosso. Stando a casa molti lavoratori hanno visto un aumento esponenziale delle ore di lavoro (a casa si lavora molto di più). Tutto questo ha portato alla conseguenza di un forte "esaurimento" delle facoltà cognitive.

Il sovraccarico cognitivo non ha come conseguenza solo l’esaurimento delle capacità intellettive di una persona. Ma porta molte persone a vivere in una situazione di costante "incertezza", alimentando ansia, stress e paura. Un fenomeno diagnosticato già a partire dal 2020 negli Stati Uniti è legato proprio a questi stati emotivi, definito WFH Paranoia (paranoia da smart workting).

Possiamo affermare con un certo grado di sicurezza che è stato un periodo difficile, anche e soprattutto per il nostro cervello, e di conseguenza per la nostra mente.

Negli ultimi anni hai mai provato un senso di stanchezza, non solo fisica, ma anche mentale? Ti è mai capitato di sentire le tue energie cognitive venire meno? Hai mai percepito di vivere in una condizione di stress? Magari sentendo che tutto questo è una condizione costante nella tua quotidianità?

Se la risposta a una o più di queste domande è sì, è molto probabile che tu possa aver raggiunto il limite delle tue forze, delle tue capacità, e che stai rischiando di avere un vero e proprio esaurimento cognitivo (se non addirittura un collasso fisico). Se stai vivendo in una condizione di questo tipo sappi che non è solo un tuo problema. Ma è una condizione in cui vivono moltissime persone. Solo che in questo caso, purtroppo, non vale l’adagio "mal comune mezzo gaudio". Anzi tutto l’opposto.

Il tuo benessere è fondamentale non solo per la "qualità" del tempo della tua vita privata, ma anche e soprattutto del tempo che dedichi alla tua vita lavorativa.

Insisto molto nelle mie consulenze, con i miei clienti, che il benessere dei collaboratori è determinante per il successo di un qualsiasi modello di business. Come è altrettanto importante per un dirigente, per un imprenditore. Solo una mente chiara e calma permette di assolvere al meglio il compito di indicare la "strada" che l’azienda deve seguire per raggiungere gli obiettivi del business. Solo una mente fresca permette di avere le forze e la creatività per mantenere un clima positivo, sereno e fertile in azienda.

Nelle pagine di questo blog, e nelle pagine di Eclettica Magazine, racconto aziende che investono energie, tempo e denaro, per offrire ai propri collaboratori i migliori strumenti e la migliore organizzazione possibile, per garantire un ambiente di lavoro fecondo alla creatività e al "benessere" delle persone e del business aziendale.

Gli investimenti che un’azienda effettua in formazione continua e in un monitoraggio costante dei flussi organizzativi si traduce per l’azienda in una crescita costante. In particolar modo se sono volti allo sviluppo della metacognizione di dirigenti e collaboratori.

Se un’azienda adotta precisi protocolli nella gestione del lavoro e dei processi organizzativi, come propongo ai miei clienti attraverso il "Protocollo burattini" (volto alla gestione del fenomeno dell’economia della distrazione) e/o il metodo "Dominio marketing" (volto alla stesura di un piano marketing capace di tenere in considerazione ogni possibile aspetto del business e delle esigenze dei clienti), può raggiungere gli obiettivi di business che si prefigge, offrendo vantaggi a tutti. I vantaggi per l’azienda si traducono in maggiore marginalità, mentre i vantaggi per chi lavora in azienda si traducono in una condizione di benessere e soddisfazione per il proprio lavoro.

È indiscutibile che Amazon costituisca un perfetto modello di azienda di successo. è però altrettanto vero che si tratta di un modello di sviluppo che spesso è stato accusato di non rispettare la "dimensione umana" di chi lavora per questa azienda di successo (direttamente ed indirettamente).

Negli Stati Uniti l'azienda è stata accusata di avere un turnover eccessivo dei propri dipendenti, un turnover che arriva al 150%. In Italia sono stati i servizi di trasmissioni giornalistiche di inchiesta come Report e Presadiretta a mettere sotto "accusa" l’organizzazione aziendale del gigante dell'e-commerce.

Amazon, quindi, è l’esempio di come un’azienda può raggiungere ottimi risultati di business, ma a discapito della dimensione umana di chi lavora per l’azienda stessa.

Il modello di azienda che presento ai clienti nelle mie consulenze, senza trascurare i margini, e quindi il profitto dell’azienda, tiene in considerazione i cinque piani dell’esistenza di un essere umano e le esigenze di crescita delle persone. Due aspetti di un modello di business che possono convivere insieme in perfetta armonia. Basta volerlo e crederci.

Ogni imprenditore ha davanti a sé una scelta. Come il protagonista del film Matrix deve scegliere fra una pillola rossa ed una pillola blu, un imprenditore ha la possibilità di scegliere fra il gestire la propria azienda puntando esclusivamente ai profitti o di gestire l'azienda tenendo si in considerazione i profitti ma anche la dimensione umana delle persone che in quell’azienda lavorano.

Per un’azienda oggi è di vitale importanza investire energie e tempo in azioni non solamente di marketing rivolte ai potenziali clienti, ma anche all’interno dell’azienda stessa, per garantire proprio che i lavoratori possano svolgere i propri compiti nelle migliori condizioni possibili e quindi possano rendere efficaci le strategie di marketing. In particolar modo questo vale per le aziende italiane.

In Italia le imprese con meno di 20 addetti sono oltre 4 milioni (il 98,2% del totale) e danno lavoro a 8 milioni fra operai e impiegati, pari al 56,4% di tutti gli addetti del settore privato in Italia.

Amazon è un’azienda la cui dimensione è tale che può "permettersi" il costo delle inefficienze dovute a collaboratori insoddisfatti, come un turnover elevato.

Per realtà piccole come quelle italiane, che possono competere sul mercato internazionale solo grazie all’elevata capacità e professionalità dei propri collaboratori, è fondamentale puntare sulle "risorse umane". Il "segreto" per competere in un mercato dominato da colossi proprio come Amazon.

Le persone, se stimolate nel modo giusto, se si offre loro la possibilità di esprimere tutto il proprio potenziale, possono essere un’inesauribile fonte di energie positive, di creatività e di idee. Il perfetto terreno dove "coltivare" talenti e innovazioni.

Una recente ricerca condotta dalla testata "The Economist" stima che una condizione che porta all’esaurimento delle energie fisiche e cognitive delle persone, ha come conseguenza quella di far commettere nel proprio lavoro quotidiano degli "errori", errori dovuti alla stanchezza e/o alla distrazione. Una situazione che costa negli Stati Uniti d’America 650 miliardi di dollari ogni anno. Un fenomeno definito come "economia della distrazione", che identifica per l’appunto i costi occulti che le aziende devono sostenere ogni anno per gli errori commessi durante il lavoro quotidiano.

Senza contare quanto può costare dal punto di vista della salute psicologica e fisica delle persone.

È sufficiente pensare al numero di persone che in Italia hanno perso la vita nel corso del 2021 solo per riuscire a svolgere più velocemente il proprio lavoro, a causa di una mole di ore di lavoro eccessiva, a causa dei tagli alla sicurezza.

Fra i casi più recenti basta ricordare il caso di Luana d'Orazio. La giovane ventiduenne morta il 3 maggio 2021 perché rimasta impigliata e risucchiata dall’orditoio con cui era costretta a lavorare senza protezione e alla massima velocità possibile per ottenere il massimo della produzione.

È possibile fare qualcosa? La risposta fortunatamente è sì. Il primo passo è creare una cultura che porti l’azienda a desiderare di ottenere profitti garantendo il benessere dei collaboratori, e non di raggiungere i profitti a discapito di tutto e tutti.

Nel momento in cui si è sviluppata in azienda una cultura che vuole offrire i migliori strumenti a chi lavora in azienda, ci viene in contro la "metacognizione".

Una parola che descrive la conoscenza-consapevolezza che un individuo ha dei propri processi mentali, del proprio sé.

Negli ultimi tempi i ricercatori di mezzo mondo hanno iniziato ad utilizzare questa parola per indicare un’attività che tutti noi svolgiamo centinaia di volte ogni giorno. Cioè ogni qual volta proviamo a focalizzare la nostra attenzione su noi stessi, su chi ci circonda e sul mondo in cui viviamo.

La nostra attenzione è infatti classificabile in tre tipi. L’attenzione rivolta verso noi stessi (la consapevolezza di sé), l’attenzione che ci permette di sintonizzarci sulle altre persone (la nostra capacità empatica) e la nostra capacità di concentrarci sul mondo che ci circonda (il pensiero sistemico).

I ricercatori che si stanno interessando alle tante sfaccettature dell’economia della distrazione, e a quali soluzioni possiamo introdurre per porvi rimedio, riferiscono che la metacognizione, cioè il concentrare i propri pensieri e le proprie emozioni per ottenere un miglioramento del nostro benessere mentale, può dare dei risultati davvero sorprendenti. Capire come funziona la mente ci offre la possibilità di imparare ad usarla al meglio ed ottenere così il massimo da noi stessi.

I nostri istinti biologici stanno letteralmente lottando per tenere il passo al mare di informazioni che ci raggiunge ogni giorno. Lottano per gestire gli innumerevoli stimoli da cui siamo investiti. Lottano per contrastare la pressione di uno stile di vita in modalità "multitasking" perenne. Questa condizione ha contribuito ad un’impennata di ansia, depressione, dipendenza e ad altri problemi cognitivi.

Come spesso è accaduto nella storia dell’uomo, la tecnologia arriva nelle nostre vite quotidiane e solo dopo la nostra società si adatta. Stiamo capendo infatti che sopravvivere e prosperare nel mondo moderno richiede una migliore comprensione della nostra mente. Questo bisogno di comprendere la nostra mente sta stimolando gli studi sulla metacognizione, e sta stimolando consulenti come noi di BrioWeb nello sviluppo di approcci e metodi per arginare, contenere e gestire questo fenomeno.

Un effetto collaterale della moderna tecnologia, come le app dei nostri smartphone, i giochi elettronici, i social media e più in generale i tanti contenuti che fruiamo da una miriade di dispositivi grazie alla rete, è che il loro uso può "rimodulare" i percorsi di apprendimento del cervello umano.

Quanto più usiamo queste tecnologie, tanto più siamo prigionieri di comportamenti "compulsivi" che queste tecnologie creano nel nostro cervello. La pandemia ha costretto molte persone all'isolamento sociale ed ha contribuito ad una maggiore dipendenza da smartphone e tablet, e soprattutto, da ciò che questi offrono, nutrendo ed ampliando questi comportamenti. Fenomeno che colpisce più di mezzo miliardo di persone con un altissimo costo economico per la nostra società.

Decenni di studi empirici hanno dimostrato che lo sviluppo della consapevolezza di sé stessi, e della propria capacità di attenzione, sono strumenti efficaci per diminuire queste forme di "dipendenza", per ridurre i comportamenti "compulsivi" e migliorare il nostro benessere emotivo, psicologico e fisico.

Sviluppare le proprie capacità metacognitive ha mostrato benefici significativi in svariati ambiti, come la terapia, l’educazione e soprattutto in quello lavorativo. Il miglioramento dell’attenzione attraverso precisi metodi di allenamento, come la pratica della meditazione o della mindfulness offre la possibilità di ricorrere a strumenti come la famosa tecnica del palazzo della memoria. Il palazzo della memoria è una tecnica che ha più di 2500 anni (si dice l’abbia scoperta Simonide di Ceo). è uno dei metodi di memorizzazione più efficaci, che ti permette di memorizzare un’informazione velocemente.

Come la nostra salute fisica dipende dalla cura che abbiamo del nostro corpo, così la nostra salute psicologica ed emotiva dipende da come ci prendiamo cura del nostro cervello, e di conseguenza della mente.

Come facciamo esercizio, controlliamo ciò che mangiamo, compriamo sedie ergonomiche, è importante che apprendiamo esercizi ed assumiamo atteggiamenti per offrire alla nostra mente la possibilità di mantenersi sempre performante. Le azioni che possiamo mettere in atto sono molte e ci offrono la possibilità di essere più consapevoli dei nostri pensieri, della nostra attenzione e delle nostre emozioni, il che può migliorare ogni aspetto della nostra vita privata e lavorativa.

Per questo motivo ricordo che discipline come il Taiji Quan, la mindfulness, la meditazione (più in generale), offrono la possibilità di prendersi cura della mente e di rafforzare la propria metacognizione.

Sono stato un arbitro di pallacanestro per circa 14 anni. Ho iniziato all’età di 13 anni nel settore giovanile della FIP, per arrivare alla fine della mia carriera alle porte della serie C2.

In più di un migliaio di partite arbitrate (arbitravo in media 100 partite a stagione), ho avuto modo di osservare da vicino l’operato di molti allenatori. Per me è stato molto interessante osservare un particolare comportamento nei giovani allenatori, che avevo iniziato ad arbitrare quando erano giocatori.

Allenatori che ho avuto modo di vedere crescere, prima come aiuto allenatori e poi come allenatori titolari. Questi ultimi spesso adottavano il medesimo metodo di insegnamento, gli stessi atteggiamenti, degli allenatori che avevano avuto quando erano stati giocatori. Potevo riconoscere gli schemi di gioco, ed alle volte gli stessi "trucchi".

In questo non c’è nulla di male, anzi. Il problema in questi giovani allenatori stava nel fatto che con il passare del tempo non apportavano nessuna innovazione, nessun cambiamento, al loro modo di allenare.

L’apprendimento è caratterizzato da tre fasi. La copia, la memorizzazione e l’interpretazione.

Quando siamo nella fase dell’apprendiamo ripetiamo pedissequamente ciò che fa il nostro insegnante. Ad un certo punto diventiamo autonomi, siamo in grado di operare senza aver bisogno della presenza del nostro "maestro".

A questo punto siamo davanti a due possibilità. Continuare a ripetere pedissequamente quello che abbiamo appreso (facciamo le cose perché sono sempre state fatte così), oppure possiamo fare un balzo in avanti, innovando il nostro sapere. Questa è la fase dell’interpretazione. è la fase che vede il nostro lavoro diventare "arte", andare oltre all’ordinario, alle routine quotidiane.

Purtroppo, nella gran parte dei casi, l’acquisizione delle informazioni (il nostro apprendimento), non supera la fase della memorizzazione. In poche parole, facciamo le cose perché sono sempre state fatte così.

Questo fenomeno è estensibile a qualunque aspetto della nostra vita. Nascendo in una famiglia cattolica ci sono buone probabilità di professare la fede dei genitori. Se mio padre è tifoso di una determinata squadra di calcio è probabile che lo sarò anche io a mia volta.

Il modo in cui affrontiamo il nostro lavoro quotidiano e la vita è in gran parte il risultato del "sistema", dei valori, della cultura, delle informazioni, che abbiamo assimilato nel corso degli anni.

Ovviamente tutto questo non costituisce una regola scientifica (i miei genitori possono essere dei ferventi cattolici ed io essere ateo o aderire ad un’altra confessione religiosa). Ma è altrettanto vero che l’ambiente in cui siamo stati cresciuti ed allevati entra nel nostro profondo e ci accompagna per sempre.

Per questo è fondamentale sviluppare la nostra metacognizione. Solo una profonda conoscenza di noi stessi, ci permette di osservare il nostro modo di essere e quindi effettuare un’analisi critica di noi stessi, e del nostro operato. La metacognizione ci permette di mettere in discussione ciò che abbiamo appreso, le nostre esperienze, e quindi ci permette di compiere quel passo che ci porta verso l’interpretazione, che ci porta a trasformare ciò che facciamo in arte.

Fra le domande più difficili a cui ognuno di noi è chiamato a rispondere dobbiamo contemplare le seguenti: come faccio a sapere se il modo con cui sono stato educato o sono stata educata è il migliore? Come posso sapere se il modo in cui io guardo il mondo è il migliore? Quello che faccio è migliorabile? Posso cambiare il mio approccio al lavoro?

E ancora. Come faccio a sapere che il modo in cui guardo il mondo non mi limita, non condiziona talmente la mia prospettiva sulle cose che rischio di tralasciare valide alternative al mio modo di vedere il mondo?

Spesso siamo schiavi delle nostre convinzioni senza nemmeno esserne coscienti.

Molti di noi adottano una filosofia di vita, dei valori, dei comportamenti, compiono delle scelte, basandosi sulle conoscenze e sulle esperienze maturate nel corso della vita. Senza però domandarsi se tutto questo è il "bagaglio" migliore da avere con sé.

In poche parole, le nostre esperienze, le nostre conoscenze sono e devono essere delle risorse utili, ma non devono mai diventare dei pesi che ci impediscono di progredire e di crescere.

Nel buddhismo zen è presente il concetto espresso dalla parola "shosin", la quale descrive la mente del novizio che entra in monastero per dedicare la propria vita alla preghiera ed alla meditazione. Il novizio monaco deve abbandonare i propri preconcetti, il proprio "vecchio io", ed attraverso un’apertura mentale iniziare un nuovo percorso, una nuova vita.

Quando si è dei novizi, dei principianti, la nostra mente è generalmente vuota ed aperta. Siamo disposti ad imparare e a prendere in considerazione tutti gli insegnamenti e le informazioni a nostra disposizione. Non immagini neanche quante volte ho sentito i miei clienti sottolineare il fatto che è meglio assumere qualcuno che non sa lavorare, piuttosto che qualcuno che conosce il "mestiere". Questo perché è più facile introdurre in azienda una persona che inizia da zero piuttosto che una persona che ha esperienza e non è disposta a mettere in discussione la propria esperienza.

È chiaro che quelle aziende che fanno ricerca di personale attraverso annunci che specificano l’esigenza di trovare persone giovani ma con almeno una ragguardevole quantità di anni di esperienza, o che cercano persone che devono essere capaci a fare praticamente tutto, e possedere molteplici braccia come la dea Kalì, sono aziende che hanno sposato un modello organizzativo che non considera il fattore umano come un valore su cui costruire il successo dell’azienda.

Un modello organizzativo molto lontano da quello che io propongo e sostengo.

Una cosa che ho imparato in tanti anni di consulenze è che i clienti con cui lavoro devono guardare al business aziendale secondo una visione molto simile alla mia. Un vero consulente non può assistere e seguire un’azienda di cui non condivide i valori e la visione.

Una persona che lavora tanto, e che pretende che i propri collaboratori vivano in una perenne condizione di multitasking e di burnout difficilmente può essere un mio cliente.

Quando sviluppiamo conoscenze e competenze la nostra mente tende a "chiudersi". Tendiamo a pensare "so già come fare" e diventiamo meno aperti a nuove informazioni. Ci fossilizziamo nella fase della memorizzazione. Se invece manteniamo l’atteggiamento della mente del novizio, siamo in grado di raggiungere la fase dell’interpretazione.

Nell’apprendere nuove competenze, nel cercare di migliorarci, corriamo un pericolo: a mano a mano che ci sentiamo sicuri in una materia rischiamo di escludere le informazioni che non confermano le nostre convinzioni. Siamo meno disposti ad accettare l’opinione degli altri, ci sentiamo "arrivati", e quindi impediamo alla nostra mente di valutare possibili alternative.

Il primo modo per poter riscoprire l’atteggiamento di una mente "da principiante" è quello di osservare ed ascoltare. Mettersi in una condizione di ascolto di coloro che abbiamo attorno. Dobbiamo metterci in una condizione di ascolto di noi stessi. Dobbiamo quindi sviluppare la nostra metacognizione.

Solo così possiamo contrastare la nostra tendenza ad avere sempre l’ultima parola, la tendenza a dire sempre e comunque qualcosa per dimostrare il nostro valore. A sentirci "arrivati".

Il secondo modo per riscoprire la mente del principiante è quello di lasciar andare il nostro "bisogno di vincere su ogni cosa". Quando ci confrontiamo con le persone dobbiamo resistere alla "tentazione" di avere ragione se manifestano un’opinione diversa dalla nostra, di correggerle se sbagliano.

Il terzo modo è quello di chiedere. Di chiedere a chiunque la propria opinione su un determinato argomento o su una questione che ci sta a cuore. Spesso ci capiterà di ricevere una visione differente dalla nostra, che dobbiamo guardare come un’occasione di crescita ed arricchimento. Il costante confronto con le persone è una straordinaria occasione di crescita personale e professionale.

Sviluppare, coltivare, la metacognizione è fondamentale per ottenere il meglio da noi stessi, per riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo che ci prefiggiamo. Ma soprattutto sviluppare la metacognizione ci permette di vivere la nostra vita percependola piena di significato, ed il primo passo, è iniziare a stare in silenzio in compagnia di noi stessi. Iniziare ad ascoltarci e davanti ad uno specchio metterci in discussione.

Articolo tratto e adattato da Eclettica Magazine, per scaricare gratuitamente la versione PDF dell'ultimo numero della rivista clicca qui.

Dott. Francesco Russo

BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.

Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.

In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.

Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.

Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.

Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.

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