Never Back Down

Pagina pubblicata in data 22 febbraio 2022
Aggiornata il 23 febbraio 2022
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose

Questa che stai per leggere è la storia di una vera amazzone. Se c’è una donna che con il suo esempio di vita ha dimostrato di possedere tutte le caratteristiche del mitologico popolo di donne guerriere è proprio Maria Rita Milesi.

Ho chiesto a Maria Rita di poterla intervistare dopo aver letto un suo post nella mia bacheca. Una delle caratteristiche che più amo di LinkedIn, e che spero non perda, è che quando una persona con cui sono in connessione interagisce con un post, questa interazione fa sì che il post appaia nella mia bacheca.

Grazie proprio al "mi piace" di una persona con cui sono in connessione su LinkedIn ho potuto scoprire la straordinaria storia di Maria Rita.

La storia lavorativa di Maria Rita inizia quando lei era ancora adolescente. Nata in una tipica "famiglia tradizionale" italiana di Bergamo, in cui prevaleva una certa cultura patriarcale, che guardava alla donna come "moglie", come "madre" e come "angelo del focolare"

Negli anni Ottanta si ritrova in un’azienda metalmeccanica della bergamasca, dove l’accoglienza di una giovane donna non fu certo delle migliori.

Così Maria Rita a poco più di 15 anni, per aiutare la famiglia, si ritrova in fabbrica a lavorare 8 ore al giorno davanti ad un nastro trasportatore.

Anche negli anni Ottanta la ricerca del lavoro non era facile. Maria Rita mi sottolinea come già all’epoca si ricercava personale "giovane ma con esperienza".

L’azienda in cui lavorava era la classica azienda metalmeccanica della bergamasca, con meno di 15 dipendenti, caratterizzata da una scarsa considerazione del benessere dei lavoratori.

Maria Rita, per farmi capire il clima in cui lavorava, mi racconta un episodio (fra i tanti) di quando un magazziniere infastidito le tirò dietro un pesante pezzo di metallo.

Il sabato e la domenica Maria Rita andava ad aiutare il padre, in qualità di coadiuvante, nell’azienda agricola di famiglia.

Poi a Maria Rita succede un evento che apparentemente può sembrare insignificante, ma che in realtà diventerà fondamentale per il suo "riscatto".

All’età di 17 anni Maria Rita acquista per corrispondenza un saggio di Freud attraverso la casa editrice Euroclub.

Leggendo "Introduzione alla psicoanalisi" in Maria Rita si accende una scintilla, che nel corso degli anni la porterà a rivoluzionare la sua vita. La lettura di quel libro innesca in lei l'interesse per la psicologia e il sogno di diventare una psicoterapeuta.

A 19 anni, lascia l'insoddisfacente lavoro in fabbrica per lavorare a tempo pieno nella piccola azienda agricola del padre, ma la cultura maschilista familiare convince Maria Rita che nemmeno lì vi è possibilità di realizzazione. Spinta da un senso di riscatto personale torna a studiare.

Per Maria Rita inizia così un lungo periodo di impegno e sacrificio. Si iscrive a ragioneria, ed ogni giorno, dopo il lavoro, va alla scuola serale.

Nel frattempo, lascia l’azienda di famiglia, fa diversi lavoretti finché approda in Bticino. Quando si diploma l’azienda le propone di passare alle risorse umane. Maria Rita viene contattata anche per due colloqui in banca. Durante l'estate, però, aveva partecipato ai test di ingresso di psicologia e scopre di averli superati. Decide di inseguire il suo sogno e rinuncia alle proposte lavorative.

Maria Rita arriva così al San Raffaele di Milano, dove potrà contare su una preparazione d’eccellenza.

Gli anni di sacrifici saranno tanti ma a ricordarli percepisco in Maria Rita un grande senso di orgoglio e di soddisfazione.

Si laura in psicologia con il 110 e lode, ed inizia la sua carriera come psicologa all’interno del San Raffaele con un tirocinio gratuito. La sua determinazione le permette di farsi notare e di ottenere diverse borse di studio fino a specializzarsi in psicoterapia.

Diventa docente a contratto presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, assegnista di ricerca, e lavora allo stesso tempo in ospedale, acquisendo una grande esperienza e affinando continuamente le proprie competenze.

Nel 2014 compie una nuova decisione coraggiosa: lascia il San Raffaele e sceglie Bergamo come sede lavorativa per assistere i genitori ormai anziani.

Vince un concorso presso l’ASL di Bergamo ed apre un proprio studio di psicoterapia in città.

La storia di Maria Rita è il perfetto esempio della tenacia e della forza di cui solo le donne sono capaci. Nonostante non abbia mai avuto il supporto della famiglia, nonostante abbia avuto sempre tutti contro, nonostante abbia dovuto fare affidamento solo sulle proprie forze, è riuscita a realizzare i suoi sogni.

Chiedo a Maria Rita quale insegnamento ha tratto dalla sua straordinaria esperienza di vita, lei mi risponde così: "è importante poter essere liberi di seguire la propria strada, è importante credere in sé stessi e nei propri sogni", Mari Rita ride e aggiunge "lo so, sembra una frase fatta, una frase da Facebook, ma è proprio così… Se mi fossi ascoltata di più, forse sarei stata felice prima".

La storia di Maria Rita è la storia di una vera amazzone. Una donna forte che ha compiuto scelte che l’hanno costretta alla solitudine, che ha avuto la forza di seguire i propri sogni, raggiungendo il proprio successo professionale nonostante una cultura maschilista, che, come negli anni Ottanta, anche oggi caratterizza la nostra società.

La storia di Maria Rita è l’incarnazione del messaggio contenuto in due libri che sono due veri e propri capolavori. Il primo è il "Piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry ed il secondo è "Il delfino" di Sergio Bambarén. Che ci ricordano dell’importanza di ascoltare la nostra voce interiore e di inseguire i nostri sogni.

Il sale per raggiungere il successo nella vita.

Dott. Francesco Russo