Una grande opportunità... purtroppo

Pagina pubblicata in data 19 aprile 2022
Aggiornata il 3 maggio 2022
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose

Negli ultimi mesi mi sono concentrato molto nelle pagine di questo blog sul tema degli effetti negativi del fenomeno dell’economia dell’attenzione. In questo articolo mi soffermo su uno dei molti di questi effetti negativi, un aspetto a cui tengo molto.

Le persone che sono capaci di svolgere un lavoro, od un compito, che richiede l’uso del pensiero profondo, dell’attenzione e della concentrazione, sono sempre meno. Competenze che nel giro di poco tempo diventeranno sempre più preziose nell’era dell’economia dell’attenzione.

La conseguenza di questo è, e sarà, che le persone che avranno saputo mantenere e sviluppare la capacità dell'attenzione e della concentrazione, e che sapranno usarle nella vita lavorativa e nella vita quotidiana, avranno molte opportunità di crescita.

Coloro che negli anni a venire saranno più penalizzati da questo, saranno proprio i giovani e gli adolescenti. Le generazioni più giovani sono, infatti, caratterizzate da una incapacità a mantenere la concentrazione e l’attenzione su un compito, ed anno dopo anno vengono sempre meno.

Il rapporto OCSE-PISA 2018 ha messo in evidenza un dato molto interessante riguardo alla capacità definita "literacy", cioè la capacità di lettura dei giovani adolescenti italiani, che è definita da PISA come "la capacità degli studenti di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società".

Gli studenti italiani hanno ottenuto in questa competenza 476 punti, un punteggio molto inferiore alla media dei Paesi OCSE, che è di 487 punti. Un risultato che gli ha collocati tra il 23° e il 29° posto dei Paesi OCSE.

A livello italiano si conferma il divario Nord-Sud: gli studenti delle aree del Nord ottengono i risultati migliori (Nord Ovest 498 punti e Nord Est 501 punti), mentre i loro coetanei delle aree del Sud sono quelli che presentano le maggiori difficoltà (Sud 453 e Sud Isole 439). I quindicenni del Centro conseguono un punteggio medio di 484, superiore a quello degli studenti del Sud e Sud Isole, inferiore a quello dei ragazzi del Nord Est, ma non diverso da quello dei quindicenni del Nord Ovest (clicca qui per scaricare il rapporto).

La maggior parte degli adolescenti italiani ha sempre più difficoltà a rimanere concentrata su un singolo compito per più di "pochi minuti" alla volta. Sono impegnati "senza esserne consapevoli" nel distruggere la propria "salute mentale e fisica".

Una condizione che mi fa "piangere il cuore", ed è uno dei motivi per cui dedico così tante energie nel sensibilizzare sul tema della distrazione. Ho iniziato nel 2008 a frequentare le scuole tenendo lezioni su come utilizzare i social network, e più in generale come tutelarsi dal cyberbullismo. Facebook era praticamente appena apparso, ma già iniziavano a vedersi i primi sintomi negativi degli effetti dell'economia dell'attenzione. Qualche anno dopo, io stesso, avrei pagato un caro prezzo a causa del multitasking e del burnout.

Viviamo in un mondo in cui la maggioranza delle persone si sta trasformando in una massa di "distratti cronici". Una massa indistinta di persone, chiamate "smombies", che si vede camminare per strada completamente assorbita dal display del proprio smartphone.

Nel libro, The Triple Package: How Three Unlikely Traits Explain the Rise and Fall of Cultural Groups in America, Amy Chua e Jed Rubenfeld sostengono che le persone di maggior successo sono quelle che hanno sviluppato la capacità di controllare i propri "impulsi", in particolare quello che ci porta distrarci. In poche parole sono persone capaci di mantenere focalizzata la propria attenzione su quello che fanno.

Sono persone che sembrano essere programmate per spingersi costantemente a crescere sempre di più, indipendentemente dai risultati che quest'ultime raggiungono. Sono persone che raramente sono soddisfatte di ciò che hanno, e si sforzano costantemente di migliorarsi. Questo atteggiamento è esattamente quello che la maggior parte dei datori di lavoro cercherà nei prossimi anni nei propri dipendenti e/o collaboratori.

Come ho scritto nell’articolo "Yugen, non felicità ma significato nella propria vita", percepire che la propria vita ha un significato è fondamentale. Quando in tutto quello che facciamo mettiamo il massimo del nostro impegno per raggiungere un obiettivo, superando ostacoli e difficoltà, al raggiungemento dell’obiettivo proviamo una grande soddisfazione.
Percepiamo che in quello che facciamo c’è un significato, che quello che facciamo ha un senso.

Il "problema" è che ci stiamo abituando a raggiungere un qualsiasi risultato in mode sempre più veloce, con il minimo sforzo, senza fatica. Questo riduce di molto la soddisfazione nel raggiungere un risultato. Le generazioni più giovani hanno avuto la fortuna di nascere in un momento storico che non ha richiesto loro "grandi sacrifici". Per certi aspetti questo è un bene, ma per altri non lo è.
Quello che spesso manca nelle generazioni più giovani è la "consapevolezza" del "masticare amaro" (come dicono i cinesi) per raggiungere un risultato. Non hanno avuto il modo di "comprendere" quanto può portare soddisfazione il raggiungere un risultato dovendo passare per sacrifici e difficoltà.

Inoltre, sono nati e cresciuti nell’era dei social network, in cui l’ossessione per i selfie ed il ritrarre una vita "perfetta", che spesso non trova corrispondenza nella realtà, stimola i più giovani a ricercare un ideale di vita che non esiste.

Tutti elementi per una tempesta perfetta. Una tempesta perfetta che permette a chi è capace di focalizzare la propria attenzione, e di rimanere concentrato, delle grandi opportunità. Ma allo stesso tempo crea le condizioni per molti giovani, e non più giovani, di vivere una vita "senza significato", una perfetta vita, per certi aspetti, ma da "automi".

Dott. Francesco Russo