Stai leggendo - All'ombra del monolite - il blog di Francesco Russo
In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione
Pagina pubblicata in data
6 giugno 2023
Aggiornata il 21 luglio 2023
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose
Negli ultimi mesi è letteralmente "esplosa" la "moda" dell’intelligenza artificiale. Sono molti anni che la ricerca tecnologica sta investendo energie, tempo e denaro per lo sviluppo di soluzioni sempre più all’avanguardia in questo settore.
Personalmente ho iniziato ad interessarmi all’intelligenza artificiale quando nel 2013 lessi un interessante studio condotto da Carl Benedikt Frey and Michael A. Osborne, ricercatori della Oxford Univerity.
Lo studio "The Future of Employment: How Susceptible Are Jobs to Computerisation?", pubblicato il 17 settembre del 2013, ha ipotizzato che entro il 2033 il 47% delle mansioni svolte dai lavoratori saranno assolte da applicazioni gestite da Intelligenze Artificiali.
Leggere questo studio non mi sorprese. Da sempre, infatti, l’uomo ha introdotto nuove tecnologie per migliorare la propria vita. Da sempre all’insorgere di nuove tecnologie una serie di figure lavorative sono sparite e sono state sostituite da nuove figure lavorative.
Chi di noi rimpiange le gentili signorine, che di recente sono state "protagoniste" della serie Netflix "Las chicas del cable", che rispondevano al telefono e smistavano la telefonata collegando fisicamente gli estremi di un cavo telefonico in apposite prese in un "pannello" che di fatto svolgeva il ruolo di "ponte" fra chi chiamava e chi doveva ricevere la chiamata?
Il loro ruolo lavorativo fu messo in "crisi" da tecnologie come il Rotary 7-A, inventato da Almon B. Strowger nel 1889, che permetteva di effettuare la selezione automatica del numero di telefono del destinatario.
Allo stesso modo, l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei primi anni 10 di questo secolo ha iniziato a "mettere in crisi" alcune figure professionali.
Oggi esistono enormi magazzini per la logistica gestiti dall’intelligenza artificiale che richiedono una manciata di persone per farli funzionare. Ne scriveva già nel 2017 il giornalista Riccardo Oldani nell’articolo "Le merci si muovono da sole" pubblicato il 20 novembre 2017 sul Il Sole 24 Ore.
Chatbot e software di ogni tipo gestiti da intelligenza artificiale sono, praticamente, ovunque. Ma l’alba di questa nuova era tecnologica si sta traducendo nel tramonto dell’intelligenza emotiva, della metacognizione, e di tutto ciò che fa di noi un essere umano?
Non credo. Il motivo? Quando questo accadrà, su questo pianeta ci saranno due specie senzienti destinate a scontrarsi… ma ha sensazione sto descrivendo il filo conduttore narrativo di una nota serie di film con Arnold Schwarzenegger.
Secondo motivo? Meno fantascientifico? L'intelligenza artificiale non ha emozioni. Per quanto potrà essere programmata per simularle. Cosa comporta l'intelligenza emotiva? Innanzitutto la consapevolezza del proprio stato emotivo, cioè lo sviluppo delle proprie capacità metacognitive.
Intelligenza emotiva significa saper utilizzare le "informazioni" per gestire le proprie emozioni in modo efficace. Significa saper esprimere empatia per i sentimenti altrui. Infine, l’intelligenza emotiva significa anche mettere tutto questo assieme per creare, alimentare e gestire relazioni armoniose e produttive con gli altri esseri umani.
Metacognizione: consapevolezza del sé.
Come scrivevo qualche riga sopra, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, se analizziamo l’intelligenza artificiale dal punto della consapevolezza del sé è bocciata sonoramente. Nel momento in cui l’intelligenza artificiale possiederà la consapevolezza di sé stessa, saremo di fronte ad una forma di vita con cui entreremo in competizione.
Le emozioni per l’intelligenza artificiale sono inutili, irrilevanti. Un programma di IA è, in sostanza, un insieme di algoritmi matematici e di riconoscimento di modelli. Non ha sentimenti di alcun tipo (anche se può essere programmata per simularli).
Esistono tre tipi di empatia. La prima è l'empatia cognitiva, che significa leggere i termini in cui le persone pensano alle emozioni. L'intelligenza artificiale potrebbe eccellere in questo tipo di compito.
Ma per quanto riguarda la seconda, l’empatia emotiva - che significa provare quello che prova l’altra persona - ci sono molti circuiti nel nostro cervello "sociale" di cui l’intelligenza artificiale è totalmente sprovvista. Nella migliore delle ipotesi, un software che utilizza un’intelligenza artificiale potrebbe riconoscere i modelli dei muscoli facciali che indicano una determinata emozione, ma non "sentirà" l’altra persona.
La preoccupazione empatica, cioè l'interesse per il benessere di un’altra persona, è un aspetto spesso dimenticato dell'empatia. Questo è l'aspetto più problematico dell'intelligenza artificiale. All'inizio della storia della robotica (nella fantascienza) è stato proposto che i robot fossero programmati per non nuocere agli esseri umani (pensiamo alle famose tre leggi della robotica ideate da Asimov).
Poi c'è da mettere insieme tutto questo: l'autoconsapevolezza emotiva e l’autogestione delle emozioni, oltre all'empatia, per avere interazioni fluide ed efficaci con le altre persone. Date le lacune nel repertorio emotivo dell'intelligenza emotiva, per il momento questo è poco probabile.
Naturalmente l’intelligenza artificiale potrebbe essere programmata per simulare l’intelligenza emotiva, almeno in parte. Prendiamo, ad sempio, il Facial Action Coding System sviluppato da Paul Ekman (e da cui è stata tratta la nota serie televisiva "Lie To Me" con attore protagonista Tim Roth).
Questo sistema, secondo Ekman, permette di leggere le emozioni di una persona dallo schema di tensione muscolare dei numerosi muscoli del viso e capire se la persona mente o dice la verità. Un’intelligenza artificiale potrebbe essere programmata con questo scopo. Anche se, come ho illustrato nell’articolo "Riconoscere i bugiardi" le ricerche scientifiche hanno messo in evidenza la fallacia di questo sistema.
In altre e semplici parole. Allo stato attuale dello sviluppo tecnologico e nell’immediato futuro l'intelligenza emotiva rappresenta un insieme di capacità umane che l'intelligenza artificiale non può sostituire.
Nonostante questo, l’intelligenza artificiale, porterà (e sta già portando) un terremoto dal punto di vista occupazionale. Prendiamo, ad esempio, il lavoro creativo, un settore che a lungo si è pensato fosse al riparo dall'invasione dell'intelligenza artificiale. Ma sappiamo oramai che generare, foto, immagini, canzoni, poesie, e così via con l’utilizzo di un’intelligenza artificiale è possibile. Un articolo pubblicato sulla Harvard Business Review suggerisce tre scenari:
Queste considerazioni riassumono bene le possibilità che l’intelligenza emotiva offre nel mondo del lavoro, come ad esempio la leadership, o la capacità di relazionarsi con i clienti, e così via.
Infine, il terzo tipo di empatia, L'empatia compassionevole (nota anche come preoccupazione empatica) va oltre la semplice comprensione degli altri e la condivisione dei loro sentimenti: in realtà ci spinge ad agire, ad aiutare come possiamo il nostro prossimo, e su questo, credo che l’intelligenza artificiale sia ancora alla preistoria.
Di recente un video che ha visto protagonista il Dalai Lama è diventato virale. Nel video si vede il Dalai Lama cercare di dare un bacio ad un bambino. Premesso che questo evento è avvenuto in pubblico, davanti a fotografi, giornalisti e molte altre persone, il Dalai Lama è stato presentato come un "predatore sessuale", tanto che il riferimento religioso del buddismo tibetano è stato portato a chiedere pubblicamente scusa.
L’intelligenza emotiva, se coltivata e sviluppata, ci permette di distinguere fra ciò che sembra, cioè ciò che appare e fra ciò che è reale. Se, infatti, si guarda l'intero video si capisce subito l’atteggiamento del Dalai Lama che stava dando dei consigli e scherzando con il bambino. Da persona "anziana" ha voluto dare un bacio senza malizia al bambino stesso in segno di benedizione (ricordo, inoltre, che i genitori del bambino erano a poca distanza dal bambino stesso).
Guardando il video completo e confrontandolo con il montaggio fatto dei pochi secondi diventati virali, ciò che appare non è ciò che realmente è accaduto. Questo grazie alla nostra intelligenza emotiva.
Non solo, in questo video è presente anche un fraintendimento culturale. Si è parlato molto del fatto che il Dalai Lama ha tirato fuori la lingua al ragazzo, un gesto "apparentemente" sconveniente. Nella cultura tibetana mostrare la lingua è un gesto di rispetto - e un nonno potrebbe fare lo stesso scherzosamente con un nipote, dopo avergli dato dei regali, come per dire "Non è abbastanza? Allora vuoi mangiare la mia lingua?".
Il Dalai Lama è stato per decenni un portavoce del valore della compassione, dell'armonia delle religioni e della giustizia sociale. Ed è un esempio di integrità. È impegnato da anni nell’insegnare a mettere in pratica la gentilezza.
Il Dalai Lama è un personaggio talmente in vista, a contatto con talmente tante persone, che il video montato, se ritraesse un aspetto vero della sua natura, sarebbe emerso da tempo. Nessuna persona è così brava a mentire nel lungo tempo, prima o poi il vero io emerge.
Lo sviluppo delle proprie capacità metacognitive è una delle sfide che l’intelligenza artificiale lancia ad ognuno di noi. In particolare, a tutte quelle persone che svolgono un lavoro che è facilmente sostituibile dall’intelligenza artificiale, come depositare, prelevare e spostare i pacchi in un deposito merci di un’azienda del settore della logistica.
L’intelligenza artificiale è fra noi, ed è molto improbabile che arresterà la sua diffusione e la sua evoluzione. Come è stato in passato, l’introduzione di una nuova tecnologia ci "costringe" ad innovarci.
Ma del resto, la storia della nostra specie, ci insegna che chi rimane fermo e non evolve è condannato a soccombere.
Dott. Francesco Russo
BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.
Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.
In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.
Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.
Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.
Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.
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Francesco Russo
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