Stai leggendo - All'ombra del monolite - il blog di Francesco Russo
In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione
Pagina pubblicata in data
29 agosto 2023
Aggiornata il 30 agosto 2023
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose
Il burnout per molto tempo è stato il protagonista della rete, attraverso immagini ironiche. Un fiammifero la cui fiamma si è spenta lasciando dietro di sé solo il nero della combustione, la figura di un uomo o di una donna, reclina sulla tastiera del proprio PC, e così via (è sufficiente fare una semplice ricerca per immagini su un qualsiasi motore di ricerca). È, purtroppo, oggi il modo in cui percepiamo il burnout.
Il burnout non è qualcosa su cui fare battute e scherzare. La giornalista Jennifer Moss, nel suo libro "The Burnout Epidemic", sottolinea come a causa del burnout si perde circa 1 trilione di dollari di produttività ogni anno.
La giornalista, inoltre, stima che nei soli Stati Uniti d’America, l’assistenza sanitaria per le conseguenze del burnout costa 190 miliardi di dollari e 120 mila persona rischiano di morire a causa del burnout.
Il lockdown del 2020, a causa della pandemia, e le successive restrizioni, hanno fatto emergere quanto le persone erano tese, tirate come corde di violino, logorate. I nodi sono improvvisamente arrivati tutti assieme al pettine.
In collaborazione con i ricercatori Michael Leiter, Christina Maslach e David Whiteside di YMCA WorkWell, la giornalista ha condotto un sondaggio per capire quanto la pandemia ha inciso sullo stato di burnout sullo stato di benessere e salute di chi lavora.
Il sondaggio ha combinato diverse scale basate sull’evidenza, tra cui il Maslach Burnout Inventory General Survey (MBI-GS), una valutazione psicologica del burnout, e un’indagine sulle aree della vita lavorativa, che valuta le percezioni dei dipendenti delle qualità dell’organizzazione del lavoro che influenza l’esperienza di burnout delle persone.
Con il supporto della Harvard Business Review, nell’autunno del 2020 hanno raccolto i feedback di oltre 50000 persone, che lavorano in differenti settori, e che ricoprono diversi ruoli e hanno differenti livelli di anzianità.
Ecco alcuni risultati di questo lavoro estremamente interessante:
- l'89% delle persone intervistate ha dichiarato che la propria vita lavorativa è in continuo peggioramento;
- l’85% delle persone intervistate ha dichiarato che il proprio benessere è diminuito;
- il 56% delle persone intervistate ha dichiarato che le richieste sul posto di lavoro sono aumentate;
- il 62% delle persone intervistate nel gestire i propri carichi di lavoro ha sperimentato uno stato di burnout "spesso" o "estremamente spesso" nei tre mesi precedenti all’intervista;
- il 57% delle persone intervistate ritiene che la pandemia abbia avuto un "grande effetto" sul proprio lavoro;
- il 55% delle persone intervistate non ritiene di essere stato in grado di bilanciare nella propria vita domestica e lavorativa;
- il 25% delle persone intervistate si è sentita incapace di mantenere un forte legame con la famiglia, il 39% con i colleghi e il 50% con gli amici;
- il 21% delle persone intervistate ha valutato il proprio benessere come "buono" e solo il 2% lo ha valutato come "eccellente";
Queste risposte chiariscono che molte persone stanno avendo problemi nel proprio rapporto di lavoro. Non sorprende che le persone siano esauste.
Le persone in generale, oramai, lavorano duramente per "mantenere a galla" il proprio lavoro e la propria vita personale.
L’aumento del cinismo è ancora più preoccupante. Il cinismo riflette una mancanza di fiducia nel mondo. Le persone si sentono deluse dalle ingiustizie nel posto di lavoro, in particolare nel considerare il tema del benessere.
Un dato interessante è che i più giovani, i così detti millennial, sono fra le persone che soffrono i livelli più alti di burnout. Questo è dovuto anche alla minore autonomia sul posto di lavoro e ad una ridotta capacità finanziaria.
Il sondaggio ha fatto emergere una moltitudine di storie di stress e di ansia. Il dato peggiore è che lo stato della salute psicologica e fisica è stato completamente ignorato dai datori di lavoro.
Molte delle persone intervistate non si sono sentite in grado di parlare di salute mentale sul proprio posto di lavoro e, di conseguenza, il 67% di queste persone era ed è a rischio di burnout.
La giornalista nel suo libro riporta le parole di un dirigente di un’azienda che ha offerto ai propri dipendenti un’app per meditare: "È così ironico. Non dovrebbero rendere questo posto meno stressante in modo da non aver bisogno di un’app per calmarmi? Sembra tutto un po’ sciocco".
Per questo motivo il protocollo che ho sviluppato, e che ho chiamato "Protocollo burattini", prevede non solo gli strumenti per ridurre lo stress, ma anche interventi sull’organizzazione dell’azienda quando sono presenti processi che favoriscono lo stress, il multitasking e/o il burnout.
La soluzione al burnout, infatti, non è introdurre un servizio come il corso di ginnastica o altro, e basta. La soluzione è mettere in discussione si lo stile di vita personale di un lavoratore, ma anche il sistema organizzativo dell’azienda, le relazioni che ci sono fra colleghi e fra sottoposti e responsabili.
Dott. Francesco Russo
BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.
Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.
In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.
Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.
Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.
Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.
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Francesco Russo
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