Il lamento della ninfea - Madrigali dei guerrieri et amorosi - Libro VIII - Claudio Monteverdi

Quest'oggi affrontiamo uno dei brani più conosciuti di Claudio Giovanni Antonio Monteverdi (maestro di cappella presso la Basilica di San Marco).

Vissuto a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, la sua attività artistica segnò il passaggio dalla musica rinascimentale alla musica barocca.

Molte delle sue opere sono andate perdute. Fra quelle che ci sono giunte ci sono 9 libri costituita da una serie di raccolte di madrigali.

Il madrigale è una composizione musicale o lirica, pensata per gruppi di 3-5 voci, originaria dell'Italia, e diffusa in particolare tra Rinascimento e Barocco.

L'ottavo libro (edito a Venezia nel 1638 e dedicato all’imperatore Ferdinando IV), intitolato "Madrigali guerrieri et amorosi con alcuni opuscoli in genere rappresentativo che saranno per brevi episodii fra i canti senza gesto", è di fatto quello più famoso perché considerato in qualche modo la sintesi delle sue esperienze (Monteverdi morirà pochi anni dopo la pubblicazione).

La raccolta contenuto nell'ottavo libro è suddivisa in due parti distinte: madrigali guerrieri e madrigali amorosi. Fra i madrigali amorosi c'è di fatto una delle opere più famose di Monteverdi: Il lamento della ninfa (1' e 53''), considerato un vero e proprio gioiello del genere, su testo di Ottavio Rinuccini (ca. 1614).

Il madrigale si sviluppa in tre parti. Generalmente è eseguito come un unico brano senza soluzione di continuità. Ma essendo di fatto la prima parte un'introduzione e la terza una chiusura, spesso capita che si esegua solo la seconda parte. Di questa parte, Amor, dicea, è possibile trovare moltissime interpretazioni.

I – Non avea Febo ancora (TTB)
II – Amor, dicea (STTB)
III – Sì, tra sdegnosi pianti (TTB)

La prima parte presenta la Ninfa che all’alba lascia la sua dimora, vagando tra prati e fiori in preda a una grande inquietudine. Inizia poi il disperato lamento della fanciulla che piange il suo perduto amore. Il madrigale è segnato dai continui interventi delle tre voci maschili che compiangono la fanciulla (Ah, miserella!). Gli ultimi versi fanno riferimento al nuovo amore di colui che l’ha tradita, amore che mai potrà offrirgli ciò che da lei ha ricevuto. Poi le voci maschili concludono amaramente che l’amore è al tempo stesso fiamma e gelo.

Nota interessante. La partitura è preceduta da alcune note del compositore che fornisce indicazioni riguardanti la sua esecuzione. Scrive che le tre voci maschili devono cantare con regolarità “al tempo della mano”, cioè a misura, mentre la Ninfa dovrà cantare “a tempo del animo”, cioè con la libertà che le detta l’urgenza dei suoi sentimenti.

Buon ascolto!

Dott. Francesco Russo