Stai leggendo - All'ombra del monolite - il blog di Francesco Russo

In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione

E i profeti dell'attenzione parlarono

Francesco Russo, consulenze per gestire gli effetti negativi dell'economia dell'attenzione, workhaolism, burnout, information overload, nomofobia, multitasking, stress e infodemia, attraverso la metacognizione per il benessere digitale

Pagina pubblicata in data 22 marzo 2022
Aggiornata il 22 aprile 2022
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose

Facebook, TikTok, e tutti gli altri, combattono fra loro per monetizzare la nostra attenzione facendo leva sui nostri interessi più effimeri.

Uno studio condotto da Google nel 2012 sulla società del "multischermo", indicava che trascorrevamo ogni giorno circa 4,4 ore del nostro tempo davanti ad uno schermo. Oggi, dopo la pandemia che ha notevolmente incrementato l'uso dei dispositivi digitali, gli adolescenti arrivano a passare ben 7,7 ore al giorno davanti ad uno schermo.

I computer sono utilizzati principalmente per svolgere le proprie attività lavorative e la ricerca. Gli smartphone sono invece utilizzati prevalentemente per lo "svago", per il nostro intrattenimento. Questo non è tutto. Il nostro stile di vita è ormai "multischermo". L’illusione del multitasking oramai è entrata nel nostro vissuto permeando ogni momento della nostra vita (puoi leggere l'articolo "L'illusione del multitasking nell'economia della distrazione"). Ben il 77% dei consumatori mentre guarda la TV utilizza un altro dispositivo, come lo smartphone o il tablet.

Chi si occupa di marketing inizia a prendere atto del fenomeno che conosciamo con il nome "economia della distrazione". Alcuni si concentrano per ottimizzare quel "poco di attenzione" che rimane da catturare, altri, come il sottoscritto, prendono una posizione chiara e netta non solo nel fare gli interessi delle aziende, ma anche e soprattutto per tutelare i consumatori.

I discorsi TED minacciano di sostituire i libri, le conferenze. Stanno trasformando l’apprendimento in solo ed esclusivo "edutainment" (crasi tra la parola "education" e la parola "entrainment"). Di per sé un buon approccio all'insegnamento, ma sta di fatto divenendo il solo ed unico approccio all'apprendimento, riducendo di molto lo stimo alla riflessione ed al pensiero profondo. Netflix, Disney+, Prime Video ci stimolano a dedicare sempre più tempo alla selezione di un film piuttosto che a guardarlo e YouTube offre una "valanga infinita" di video da "vedere più tardi".

Per ascoltare tutti i brani contenuti nelle playlist che le persone hanno nei loro dispositivi ci vogliono normalmente interi giorni. Senza contare il tempo speso sui social media, che "forse" abbandoniamo quando siamo bloccati nel traffico o in sella ad una bicicletta, messaggi di testo, (WhatsApp in testa), e-mail & Co. ci sottraggono tanto tempo che non abbiamo più il tempo di rimanere "senza far niente".

Alcune nazioni sono più colpite di altre dal fenomeno dell'attenzione-distrazione. Un caso fra tutti, "straordinario" ovviamente, ma molto significativo, è stato quello del ventottenne della Coreano del Sud morto dopo aver partecipato ininterrottamente per 50 ore ad una maratona del video gioco Starcraft.

Non è stato però l'unico caso nel corso degli anni. Un caso analogo è avvenuto nel 2015 ad Hong Kong. Un uomo di 32 anni è morto dopo aver partecipato ad una maratona di un video gioco per 3 giorni di fila.

Certo, questi sono casi "estremi", ma sono "esempi estremi" di un fenomeno che tocca ognuno di noi. Non ci deve sorprendere che oggi la nostra società sia affetta da una profonda crisi dell’attenzione.

Come ho scritto in queste pagina molte volte, l’attenzione è una risorsa limitata, e preziosa, e in presenza di una grande quantità di informazioni diventa ancora più preziosa.

A differenza dei nostri antenati, che nella corsa evolutiva è molto probabile che sono stati ricompensati per la loro capacità nel mantenere attiva l’attenzione ai "pericolo", oggi la capacità di ignorare i tanti stimoli sensoriali può essere più un vantaggio che uno svantaggio.

In un momento storico in cui siamo tutti esposti ad un bombardamento di informazioni costante (pensiamo alle interminabili dirette sulla guerra in Ucraina che in questi giorni "ammorbano" i media), l’unica "ricetta" contro la distrazione, per rimanere concentrati, è una mente estremamente disciplinata (leggi a riguardo l'articolo "Consapevoli del sé: la metacognizione").

Un ex fisico teorico, Michael Goldhaber, ha definito l’economia dell'attenzione come un "sistema che ruota principalmente attorno al pagare, ricevere e cercare ciò che è più intrinsecamente limitato e non sostituibile da nient'altro, vale a dire l'attenzione di altri esseri umani" (I Talked to the Cassandra of the Internet Age). Tuttavia, sembra più appropriato descrivere la nostra era come l’economia della distrazione. In effetti, la vera guerra ruota attorno all’interruzione dell'attenzione e della concentrazione dei consumatori, anche per pochi secondi.

Parte integrante di questa "economia" sono i dati. L'eccessiva disponibilità di dati, l'ossessione per la misurazione che i media digitali consentono, ci permettono di quantificare l'attenzione delle persone tramite "clic", "mi piace", "numero di visualizzazioni", e così via... migliorando presumibilmente la nostra capacità di comprendere e influenzare i consumatori. Ma se l'attenzione è la nuova valuta dell'economia digitale, cosa ottengono in cambio i consumatori?

Non molto. Questo è il vero punto focale della questione. In effetti, l'attenzione è preziosa proprio perché viene consumata dal sovraccarico di informazioni, producendo un circolo vizioso: siamo bombardati di contenuti in modo che l’attenzione diventi più preziosa, il che a sua volta giustifica un aumento del bombardamento di contenuti.

"L'attenzione è quella risorsa scarsa consumata da ciò che è abbondante", cioè dalle informazioni, scrive Tiziana Terranova nel saggio "Cervello sociale, apprendimento ed economia dell'attenzione nella cultura digitale". Il risultato è un degrado dell'attenzione che causa comportamenti simili all'ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività).

Nel 1971 Herbert Simon, nell’articolo "Designing Organizations for an Information-rich World", osservava che "ciò che l'informazione consuma è piuttosto ovvio: consuma l'attenzione dei suoi destinatari. Quindi una ricchezza di informazioni crea una povertà di attenzione e la necessità di allocare quell'attenzione in modo efficiente tra la sovrabbondanza di fonti di informazione che potrebbero consumarla". Così, invece di raccogliere i benefici della rivoluzione digitale, siamo intellettualmente privati della nostra incapacità di filtrare la spazzatura sensoriale per tradurre le informazioni in conoscenza. Di conseguenza, siamo collettivamente più saggi, in quanto possiamo recuperare tutta la saggezza del mondo in pochi minuti, ma individualmente più ignoranti, perché ci manca il tempo, l'autocontrollo o la curiosità per farlo.

Ci sono anche conseguenze psicologiche dell'economia della distrazione. Sebbene sia troppo presto per osservare effetti significativi della tecnologia sul nostro cervello, è plausibile immaginare che si verificheranno effetti a lungo termine.

Come nota Nicholas Carr nel suo libro "The Shallows": "ciò che Internet sta facendo al nostro cervello, l'esposizione ripetuta ai media online richiede un cambiamento cognitivo da un'elaborazione intellettuale più profonda, come il pensiero focalizzato e critico, a processi veloci di pilota automatico, come la scrematura e la scansione, spostando l'attività neurale dall'ippocampo (l'area del cervello coinvolta nel pensiero profondo) alla corteccia prefrontale (la parte del cervello impegnata in rapidità, transazioni subconsce). In altre parole, stiamo scambiando la velocità per l'accuratezza e diamo priorità al processo decisionale impulsivo rispetto al giudizio deliberato […] Internet è un sistema di interruzione. Cattura la nostra attenzione solo per rimescolarla".

Alcuni scienziati hanno una visione fatalistica su questo, lamentando la nostra incapacità di valutare il danno a lungo termine che l'economia dell'attenzione provocherà alle nostre menti (o che forse ha già provocato).

Il professor David Meyer, uno dei principali studiosi di multitasking, paragona il danno ai giorni di gloria dell'industria del tabacco: "Le persone non sono consapevoli di ciò che sta accadendo ai loro processi mentali nello stesso modo in cui le persone anni fa non potevano guardare nei loro polmoni e vedere i depositi residui". Anche se questa può essere un'esagerazione, è chiaro che i nostri tipici modelli di messa a fuoco sono cambiati radicalmente negli ultimi 15 anni. Per prendere in prestito le parole della scrittrice di tecnologia Linda Stone, viviamo in un'epoca di "continua attenzione parziale" ("In Defense of Distraction").

Dott. Francesco Russo

BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.

Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.

In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.

Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.

Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.

Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.

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